DICONO DI NOI

Alla fine di gennaio 2014 mi viene estratto l’ultimo molare superiore sx per un trauma che ha compromesso la stabilità del dente stesso durante la masticazione. Non c’era più modo di salvarlo nonostante da diverso tempo si cercasse di farlo. Dopo un paio di giorni inizio a sentire qualche disturbo all’orecchio sx e senza darci molta attenzione, penso che sia dovuto alla conseguenza di un po’ raffreddore con sinusite.
 
I giorni passano ma il disturbo aumenta, diventa un’occlusione vera e propria. Mi sento destabilizzata sotto tutti i punti di vista, decido di farmi vedere da uno specialista in otorinolaringoiatra. Visita, pulizia a fondo dei condotti uditivi e a lavoro concluso mi accorgo di non sentire ancora bene. Lo specialista è stupito, mi dà una cura e dopo questa mi prescrive accertamenti con strumenti. Fatto il percorso degli accertamenti strumentali, risulta che ho perso il 20 % di udito e lo specialista che mi ha visitato subito dopo non se lo spiega, perché oggettivamente l’organo è a posto dal resoconto delle indagini strumentali.
 
Mi rivolgo così al mio dentista che dopo vari test di ricerca e indagini mi prescrive una cura omeopatica e mi consiglia l’utilizzo dell’attivatore in maniera più costante, per riequilibrare la mancanza del dente estratto. Via via che i giorni passano sento sempre più apertura dell’orecchio in certe posizioni anche se per brevissimo. Il percorso è più lungo di quel che immaginavo. Alla fine del terzo mese, una mattina mi sveglio e ci sento! Temo che sia solo un momento e tutto si riacutizzi e torni come prima. Invece l’udito è tornato da quel giorno e non ho più sentito occlusione nemmeno lieve e continuo con regolarità l’utilizzo dell’attivatore.
 
Aspetto di accertare con visita e strumenti la conferma a quanto sostengo.

Laura Termine (2/2)

Vorrei portare la mia testimonianza a favore del dispositivo (attivatore). Nel mese di Febbraio del 2014 ho avuto un problema all'orecchio sinistro (diminuzione della capacità uditiva, fischio continuo, senso di ovattamento), mi sono quindi recato da un otorino per una visita e dopo tutti gli esami di routine mi è stata diagnosticata una perdita di udito del 30% dovuta a non si sa per quale motivo.
Dopo un paio di mesi, ormai rassegnato, sono capitato nello studio della Dott.sa Torsello Marina per accompagnare mio figlio e ne ho approfittato per chiederle un parere. Mi è stato quindi proposto di provare il dispositivo (attivatore) in quanto poteva trattarsi di un problema di malocclusione. Anche se ero un po' scettico, ho deciso di provare e nonostante non sia stato facile abituarmi a portare il dispositivo per tutta la notte e tuttora a volte ho dei problemi, ho ottenuto ottimi risultati. Infatti, alla visita di controllo effettuata dopo circa un anno dall'insorgere del problema, mi è stato riscontrato il recupero totale dell'udito.


Mario Marcucci

Da parecchio tempo durante il sonno avevo pronunciati problemi di apnee notturne associate ad evidenti fenomeni di russamento. Alcuni mesi fa ho consultato la Dottoressa Marina Torsello per ottenere un aiuto che mi permettesse di risolvere questo problema. Dal 30 Giugno 2015 ho iniziato a “portare” durante la notte l’attivatore che Marina mi ha consigliato e ad eseguire durante il giorno esercizi passivi ed attivi per un totale di 15-20 minuti. L’uso dell’attivatore mi ha risolto completamente il problema delle apnee notturne già dal 3°-4° giorno di utilizzo e dopo un paio di mesi il fenomeno del russamento è drasticamente diminuito. Sono rimasto inoltre colpito dal fatto che l’utilizzo dell’attivatore sta notevolmente migliorando il mio equilibrio fisico e mentale.


Sandro Barbacini

Mio figlio, cieco e con ritardo mentale medio grave, ha iniziato a portare il dispositivo in modo assiduo e continuativo da settembre 2013. Con un approccio molto, molto graduale, siamo arrivati ad utilizzare il dispositivo sino a 10 minuti ogni sera per un paio di mesi, in un contesto molto sereno e rilassante. Tra una settimana e l’altra, avendo più tempo nel weekend i tempi e gli approcci sono via via aumentati. Questi momenti sono stati presenziati e sostenuti da me per farli passare il più positivamente possibile al ragazzo, quasi addirittura sotto forma di un specie di gioco, nell’ascolto, attraverso la masticazione, del rumore che il dispositivo riproduceva strisciando contro i denti.
L’iniziale resistenza e rifiuto del ragazzo è stata superata, i tempi da minuti sono diventati qualche ora e da gennaio porta il dispositivo tutta la notte fino al mattino. Durante questo percorso, soprattutto da quando i tempi si sono allungati, è stato notato, da parte mia, un miglioramento nell’esposizione dei concetti e delle emozioni riguardo gli accadimenti che il ragazzo quotidianamente ha vissuto nei contesti che frequenta già da tempo: centro diurno, associazione volontariato, tempo libero, famiglia.
A questo proposito, nel mese di aprile, si è tenuta la consueta riunione annuale di verifica del centro diurno che il ragazzo frequenta. Il coordinatore e operatore del centro per prima cosa ha chiesto cosa fosse accaduto, da qualche mese, al ragazzo poiché da parte sua si è attivato e interattivato un interesse alle attività, alle relazioni, ai dialoghi, alla partecipazione che prima non c’erano o erano scarsi. Una conferma a ciò che avevo immaginato ma non era immaginazione, era verità. Io uso il dispositivo da diverso tempo.

Laura Termine (1/2)

Rimettere a posto i denti non è una questione estetica.
Non è solo una questione estetica. Inizialmente ero scettico, non riuscivo a capire come un gommone (chiamato attivatore), infilato in bocca, di notte per giunta, potesse in qualche modo influire con il mio stato psicofisico. Poi ho capito. È bastato provarlo. Le prime notti sono state una vera rivoluzione. Io, incallito russatore, riuscivo ad arrivare silenzioso come un pesce fino a mattina (così almeno testimoniava mia moglie… e perché non credergli). Ricordo le prime notti ricche di sogni, pensieri inconsci, turbinii di emozioni che al mattino appuntavo diligentemente, come suggerito da Marina, sul taccuino sempre pronto sopra al mio comodino.
A onor del vero rileggendo quelle pagine, riscopro ora appuntati minuziosamente anche specifiche di innumerevoli dolorini gengivali, lievi rigonfiamenti, “pieghe” strane nelle pareti del cavo orale, piccole noie comunque totalmente ormai archiviate e, cosa assai più stupefacente, almeno per me, ho scoperto che i denti si muovono! (e io che pensavo che fossero delle specie di zanne fisse imperniate al palato e che solo l’arrivo dell’autunno della vita potesse far cadere come foglie al vento).
Ho capito che, se i piccoli o grandi traumi emozionali del passato avevano spostato i miei denti, rimettendo a posto i denti andavo ad agire su quei lontani ed ormai sepolti episodi e riportandoli alla luce in qualche modo potevo andare a riequilibrarli.
Quel che resta oggi è un viaggio, con il gommone sempre al mio fianco, si intende, verso le profondità di me stesso. A poco a poco sto scoprendo che i miei denti riflettono le emozioni da me vissute anni prima e che, con l’aiuto dell’ormai “amico gommone”, posso andare a riavvolgere il nastro in un viaggio a ritroso verso il bandolo della matassa dei miei vissuti. La via è intrapresa, Il cammino è lungo ma la bellezza del viaggio, la meraviglia delle emozioni riscoperte, il palesarsi quotidiano di nuovi sogni e soprattutto la quiete in me dilagante mi fa ben sperare in un futuro pieno di luce.


Massimiliano Bengalli